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Smi: con la legge di bilancio a rischio contratto 150mila medici

Sindacato Redazione DottNet | 07/01/2019 14:19

Anche lo Smi dopo la Cosmed scencde in campo contro la nuova normativa. Cimo, riaprire subito le trattative

"La Legge di bilancio 2019 al comma 687 mette a rischio l'istituto della contrattazione collettiva per i lavoratori della dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio Nazionale Sanitario". La denuncia arriva dal segretario generale del Sindacato dei Medici italiani (Smi) Pina Onotri dopo la segnalazione della Cosmed dei giorni scorsi. Su questo argomento lo Smi ha chiesto un incontro urgente alla presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Maria Lucia Lorefice e al Ministro della Salute Giulia Grillo.

"Con questa legge - spiega Onotri - si vuole modificare un contratto collettivo, già sottoscritto dai sindacati della dirigenza sanitaria, esautorando le rappresentanze sindacali e, ancor più grave, si mette in discussione il prossimo rinnovo contrattuale per centocinquantamila medici e dirigenti sanitari". "Non è possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro già concluso - afferma - in questo modo non si prendono in considerazione gli elementi fondanti della contrattazione collettiva, così come si è sviluppata in questi anni nel nostro Paese. Il diritto del lavoro prevede il consenso delle parti sociali per quanto riguarda la stipula di nuovi contratti, mentre il comma 687, la norma nella legge di bilancio 2019 stabilisce con il blocco che non si debba tenere conto nella contrattazione collettiva e della funzione dei sindacati del settore: siamo al Medioevo dei diritti sociali".

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Il segretario generale afferma che non saranno colpi di mano che costringeranno la dirigenza dell'area sanitaria del Ssn a subire il rischio di un blocco del rinnovo dei propri contratti, fermi da oltre dieci anni. "Lo Smi si opporrà a questa svolta antidemocratica contro i lavoratori e allo svilimento del ruolo del sindacato. Si convochi subito, invece, l'avvio della discussione per il rinnovo del contratto 2019. Lo richiedono i lavoratori, lo prevede la democrazia", conclude.

Intanto il sindacato dei medici Cimo, dopo la denuncia alla Corte europea e l' avvio di una class action per il riconoscimento del contratto 2016-2018 della dirigenza medico/veterinaria, ha chiesto oggi all' Aran e al Comitato di settore sanità "l' apertura immediata del nuovo contratto per il triennio 2019-2021". Una richiesta accompagnata dalla proposta di piattaforma già elaborata da Cimo come precedente base di negoziazione. La piattaforma, al momento, "è incentrata sulla parte normativa del contratto ma sarà successivamente integrata non appena saranno rese note, si spera in tempi certi, le disponibilità finanziarie di tale tornata contrattuale".

Cimo, "considerando per dovuto il riconoscimento di quanto spettante per legge sul contratto 2016-2018 e oggetto delle iniziative giudiziarie attivate il 2 gennaio 2019 all' indomani dello scadere dei termini per tale rinnovo", ricorda che "il contratto 2019-2021 dovrà tenere ulteriormente conto delle integrazioni disposte dalla legge 145/2018 sul monte salariale". "Stiamo seguendo con passi concreti e rapidi quanto per mesi abbiamo denunciato nella totale mancanza di risposte e decisioni da parte dei nostri interlocutori, Aran e Regioni - afferma Guido Quici, presidente nazionale Cimo - il nulla di fatto sul contratto 2016-2018 celebra un decennio di latitanza datoriale sul tavolo negoziale, tentando di ridurre le relazioni sindacali a un mero simulacro", sottolinea nella lettera odierna inviata ad Aran e Comitato di settore sanità, aggiungendo che "l' ulteriore protrarsi del vostro silenzio costringerà la nostra organizzazione a mettere in campo tutti gli strumenti di lotta sindacale per riproporre al centro dell' attenzione la questione della sanità pubblica del Paese e del trattamento riservato ai suoi essenziali protagonisti, i medici".

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